di Angelica Busato

L’evoluzione tecnologica che il mondo intero ha vissuto negli ultimi 10 anni è stata talmente profonda da poter essere considerata come un’era a sé stante, quella della connessione e della condivisione. Niente di più vero: si pensi semplicemente a tutti gli oggetti connessi che fanno parte della nostra vita, dai PC agli smartphone, passando anche per elettrodomestici ed automobili, che ci consentono di “stare online” 24 ore su 24. Si tratta di una rivoluzione senza precedenti che tra rischi e problemi di privacy, nasconde delle potenzialità enormi che non devono essere sottovalutate.

Il fulcro centrale di questa innovazione tecnologica sono sicuramente i Big Data. Con questo termine, che ormai fa parte della nostra quotidianità, si intende “una raccolta di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, definita in termini di volume, velocità, varietà e veridicità. Per la gestione di tale mole di dati sono richieste tecnologie e metodi analitici specifici al fine di estrarre valore per supportare differenti tipi di analisi.” Questa definizione, fornita da Wikipedia, non ha la presunzione di essere esaustiva ma introduce tuttavia il concetto: ossia che i Big Data non sono solamente l’insieme di dati effettivi, bensì anche tutta quella serie di tecnologie necessarie alla loro raccolta, conservazione ed analisi.

In anni in cui qualsiasi dispositivo connesso genera milioni e milioni di dati ogni giorno, i Big Data sono diventati di per sé fondamentali, non solo sul fronte della conservazione, bensì su quello della raccolta: è proprio dalla raccolta infatti, che derivano le maggiori potenzialità per il business. Grazie a PC, smartphone e tablet, solo per fare alcuni esempi, siamo localizzabili, monitorabili e studiabili praticamente in ogni momento della nostra vita. Senza rendercene conto, siamo continuamente una fucina di dati importantissimi.

Nel campo dell’IoT le stime parlano chiaro: uno studio condotto da Cisco Systems parla di più di 50 trilioni di sensori che collegheranno oggetti al web entro il 2020. Si tratta di dati provenienti direttamente dalla fonte, perciò più omogenei e strutturati, ma soprattutto molto più veloci nel volume in cui vengono generati. La sfida risiede perciò nella raccolta: in una moltitudine di dati tuttavia, è necessario saper estrarre quelli utili ed isolare invece quelli che non servono per arrivare così ad un’analisi che produca una conoscenza che diventi un surplus per il proprio business.

IoT e Big Data lavorano perciò a stretto contatto e sono degli strumenti utili per risolvere i problemi aziendali: tramite l’analisi dei dati provenienti dagli oggetti connessi, che siano macchine industriali o elettrodomestici, è possibile aumentare in modo esponenziale la conoscenza circa il lavoro ed il comportamento di questi. Il risultato? Una maggiore conoscenza circa il funzionamento, l’efficienza ed i problemi che possono derivare dai processi produttivi (soprattutto nell’ambito della smart manufacturing con la cosiddetta “funzione predittiva”).

Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano gli ambiti di applicazione risiedono nell’ottimizzazione dei processi interni, nella creazione di nuovi prodotti e servizi o personalizzazione dei prodotti e servizi esistenti, monetizzazione dei dati, advertising o commerce mirati. Le aziende appaiono così più propense a migliorare i processi interni per beneficiare della riduzione dei costi e dei tempi.

Si tratta di potenzialità enormi davanti alle quali le aziende non possono rimanere estranee ed inermi. Sopratutto nel settore marketing e vendite, la raccolta e l’analisi di questi dati consente di creare un’informazione targhetizzata, cucita sul cliente e sui suoi bisogni. I dati costituiscono così un Santo Graal di informazioni che, se gestite nel modo corretto, aiutano a raggiungere gli obiettivi di marketing. La raccolta di Big Data, l’analisi dei comportamenti, lo studio del consumatore ideale ed infine la creazione della giusta strategia di marketing è il processo che porterà il business a massimizzare i risultati preposti.

Al fianco delle potenzialità si nascondono sempre delle problematiche: in questo caso si tratta di temi quali la privacy e la sicurezza dei dati. In un mondo perennemente connesso costituito da piattaforme user-friendly quali per esempio lo smartphone, la creazione di dati è pressoché illimitata: da un mole di dati così sostanziosa derivano problemi di sicurezza non indifferenti. Basti pensare agli attacchi hacker ed ai malware per capire bene quale sia la situazione. La soluzione sta ovviamente alla radice: integrare la sicurezza nella progettazione dell’oggetto per evitare di dover far fronte ai problemi in un secondo momento (quando talvolta è troppo tardi). Più facile a dirsi che a farsi direte. Vero, ma questo mondo connesso fatto di IoT non può prescindere dalla privacy perciò le soluzioni in tema di sicurezza si rendono necessarie.

Infine, si può affermare che i Big Data costituiscono una fonte d’oro di conoscenza che tutti i settori dovrebbero sfruttare (nel modo giusto): le capacità di creare dati provenienti dagli oggetti IoT, raccoglierli ed analizzarli, fa del Data Centre un vero e proprio vantaggio competitivo di cui le aziende devono munirsi per aumentare il proprio business.

La nuova rivoluzione dei dati è ormai cominciata, bisogna solamente saper intraprendere la strada giusta.

Fonti:

https://www.digital4.biz/executive/approfondimenti/big-data-e-iot-i-passi-per-trasformare-i-dati-in-un-vantaggio-di-business_436721510712.htm

https://www.itproportal.com/features/big-data-iot-and-the-need-for-high-density-and-ultra-high-density-computing/