di Alessandro Bassi

La risposta breve a questa domanda è una sola: no. Oggi, possiamo sentire le espressioni “Internet of Things”, “Internet of Everything”, “Industria 4.0” quasi ovunque, ed è molto probabile che, poiché non esiste una definizione uniforme, funzionino così bene perché chiunque può vedere in loro ciò che vuole. 

Una semplice definizione di Internet of Things può essere “l’aggiunta di capacità di calcolo e di comunicazione agli oggetti comuni“, in modo che possano connettersi a una rete locale o persino a Internet. Tuttavia, ci sono un certo numero di definizioni che sono state utilizzate e un numero molto elevato di autori hanno partecipato a questo gioco. Per esempio, il sito web “Postscapes.com” ha un elenco con più di 40 definizioni.

Una prima definizione importante fu data dall’ITU-T nel 2005: IoT era una combinazione di identificazione degli oggetti (RFID), rilevamento (sensori) e interazione (nanoattuatori) dei cambiamenti dell’ambiente.

La Commissaria Europea, Viviane Reading, una volta disse che due vasi di yogurt che si parlano erano l’Internet delle Cose. Anche se non è chiaro cosa due vasi di yogurt debbano dirsi, diciamo che nella sua semplicità cattura l’essenza di due oggetti comuni a cui sono state fornite capacità di calcolo e comunicazione.

Una mia definizione del 2008, che si trova citata parecchie volte è la seguente: “una rete mondiale di oggetti interconnessi indirizzabili in modo univoco, basati su protocolli di comunicazione standard“.

Un’altra definizione che ho sentito di recente e che mi piace particolarmente è la seguente: “IoT è il luogo dove gli atomi e i bit si incontrano“. In un certo senso, pur essendo dal lato poetico, riflette la “doppia natura” dell’IoT: né digitale né reale, ma un ponte tra questi due mondi

Con la sua complessità, la definizione di IoT è la parte più semplice. Le cose si complicano quando cerchiamo di analizzare altri concetti simili.

Ad esempio, guardando “Internet of Everything“, le opinioni divergono a tal punto che mentre c’è chi lo ritiene un sinonimo dell’IoT, altri lo vedono come radicalmente differente. 

Technopedia afferma che “Internet of Everything (IoE) è un termine generico che si riferisce a dispositivi e prodotti di consumo connessi a Internet e dotato di funzionalità digitali ampliate. È una filosofia in cui il futuro della tecnologia è costituito da molti diversi tipi di dispositivi e articoli collegati a Internet globale. Il termine è in qualche modo sinonimo di Internet of Things (IoT).

Altri sottolineano che gli oggetti in questione sono oggetti fisici inanimati. Ciò significa che tutto ciò che ha una presenza reale, come un computer, un telefono cellulare, un orologio intelligente o persino un Nest, può essere considerato una “Cosa”. Internet of Everything connette quindi tutti i concetti separati in un unico insieme coerente. Non si tratta solo di consentire ai dispositivi di comunicare tra loro, si tratta di consentire a tutti di parlare l’uno dell’altro. In un certo senso, si puoi vedere l’Internet of Things come l’equivalente di una linea ferroviaria, compresi i binari e gli scambi, mentre Internet of Everything è l’insieme dei binari, dei treni, dei distributori automatici dei biglietti, il personale, i clienti, le condizioni meteorologiche, ecc.

Cisco, che è la società che per la prima volta ha iniziato a usare il termine “Internet of Everything”, la definisce “la connessione intelligente di persone, processi, dati e cose“. Pertanto, fermo restando una certa confusione, possiamo dire che Internet of Everything è un superset di Internet delle Cose e comprende anche persone e processi.

Un altro concetto molto comune è Cyber-Physical Systems. I CPS sono visti come un’integrazione di calcoli, reti e processi fisici. Computer e reti integrati monitorano e controllano i processi fisici, con loop di feedback in cui i processi fisici influenzano i calcoli e viceversa.

In generale, possiamo dire che se l’IoT riguarda il collegamento di oggetti e macchine a Internet e tra loro; i CPS sono l’integrazione di calcolo, rete e processo fisico. Possiamo quindi definire i CPS come un sottoinsieme di IoT: in particolare, CPS può essere dispositivi che potrebbero non avere capacità di comunicazione specifiche.

Per quanto riguarda l’Industria 4.0, la sua definizione “ufficiale” è la tendenza dell’automazione e dello scambio di dati nelle tecnologie di produzione che comprende i sistemi cibernetici, l’Internet degli oggetti, il cloud computing e il calcolo cognitivo.

Industrial Internet, o Industrial Internet of Things, è l’integrazione e il collegamento di big data, strumenti analitici e reti wireless con apparecchiature fisiche e industriali, o comunque l’applicazione di funzioni di rete a livello metrico, a sistemi distribuiti, secondo General Electric che per primo introdusse il termine.

Come si può ben vedere, la discussione su tutti questi termini è molto aperta e non esiste un vincitore definitivo. Sebbene ciò sia utile per gli uffici marketing, in quanto possono etichettare qualsiasi cosa con uno di questi termini a caso lasciando al lettore la sua interpretazione di che cosa sia esattamente il concetto, avere concetti più precisi auspicabile, per aiutare a fare chiarezza e a separare l’innovazione reale da quella di facciata. 

Un buon modo per farlo sarebbe preparare una “tick-list” per tutte le cose relative all’IoT: Per esempio, domande che possono avere un senso sono: 

  • Esiste un microchip di qualche tipo nell’oggetto?
  • L’oggetto ha un ID univoco?
  • I sistemi hanno capacità di rilevamento e attivazione?
  • L’oggetto puo comunicando tramite un protocollo?
  • Ha capacità di calcolo? 

Quindi, anziché cercare una definizione “alta”, forse se si riuscisse a individuare un certo numero di domande per circoscrivere bene il dominio, saremmo già a buon punto.