Se c’è qualcuno al mondo che puo rivendicare la progenitura della visione dell’Internet delle Cose, questi è Ken Sakamura. Professore all’Università di Tokyo, nel 1984 ha sviluppato TRON (The Real-time Operating system Nucleus), il primo sistema operativo imbarcato per oggetti, che dal 1985 è stato usato in ambito industriale in miliardi di oggetti (dalle macchine fotografiche alle lavatrici, dalle auto ai satelliti). In un suo libro del 1987, Sakamura parlava di “Intelligent Object Network”. TRON è stato sviluppato continuamente, e a tutt’oggi rappresenta quasi il 60% del mercato degli embedded objects prodotti in Giappone.

Come vede Sakamura la posizione del Giappone nell’ambito IoT? La risposta è sorprendente “Male”. Il Giappone è molto indietro. In Europa avete iniziato a parlare di IoT nel 2007. Industry 4.0 è il riferimento mondiale dell’ambito manifatturiero. Negli Stati Uniti, l’Industrial Internet Consortium è estremamente atto. In Giappone non esiste nulla del genere. Nonostante ci siano ingegneri con decenni di esperienza in sistemi operativi imbarcati e una generale familiarità con concetti quali Ubiquitous Computing, non c’è stato nessun tentativo serio di prendere una qualsivoglia iniziativa nel settore. Il piano era aspettare che gli altri facessero il “lavoro duro” e definire le specifiche dei sistemi IoT nella speranza di avere al più presto possibile degli standard per poter sviluppare dei prodotti. Questa visione è deleteria: non si può saltare il processo di sviluppo degli standard e sperare di prenderli già fatti e che vadano bene con il proprio portafoglio tecnologico. Inoltre, spesso gli ingegneri Giapponesi non capiscono che Industry 4.0 non è un insieme di specifiche tecniche, ma piuttosto delle politiche di sviluppo”.

“Il concetto di Open IoT deve essere centrale nello sviluppo di queste tecnologie. Prendiamo Internet: Tutto è basato sui protocolli TCP/IP. Chiunque puo connettere qualsiasi oggetto o qualsiasi servizio su Internet, basta rispettare la centralità di TCP/IP. Nel mondo IoT bisogna fare la stessa cosa: bisogna partire da Open Architectures, lavorare su Open Source Hardware e OS, usare Open API e Open Data. Se prendiamo Industry 4.0, per esempio, se immaginiamo uno schema IoT completamente Open, tutte le componenti e I sottosistemi possono essere consegnati e controllati in maniera trasparente. Ricorda molto il sistema Kanban (Just-in-Time) di Toyota, con la differenza sostanziale che Toyota deve permettere ai suoi fornitori di partecipare al sistema.”

“Le multinazionali Giapponesi hanno spesso una mentalità molto chiusa, L’Openness non appartiene al loro DNA. Possono magari fare ottimi sistemi IoT chiusi, ma sicuramente hanno dei problemi in uno schema collaborativo e aperto. Inoltre, le aziende Giapponesi hanno pochissima esperienza nello sviluppo di meccanismi di governance. Molti ingegneri Giapponesi capiscono che “Open” vuol dire “fare quello che gli pare”, mentre un sistema Open è possibile se e solo se ci sono precise regole che tutti gli attori devono rispettare. Gli ingegneri giapponesi credono che sviluppare delle policies non è affar loro, mentre dovrebbe essere la loro prima preoccupazione”.

Sakamura infine è convinto che il futuro necessiti di “modelli sinergistici”, nei quali i nodi trasmettono informazioni ad un data processing system in un cloud. Le devices diventeranno quindi piu “leggere”, solo una GUI in pratica, e questo perché il costo di trasmettere una informazione oggi si avvicina allo zero.

Secondo questo modello, il metodo tradizionale di sviluppo degli embedded systems andrebbe ripensato, specialmente in Giappone, maestri nell’arte della miniaturizzazione di sistemi altamente complessi.

Sakamura ha ricevuto recentemente l’ITU150 Award, assieme a Martin Cooper (l’inventore della telefonia mobile), Robert Kahn (inventore di TCP/IP), Mark Krivocheey (che ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo degli standard video e HDTV) e Thomas Wiegand (padre dello sviluppo degli standard MPEG).