Per proteggere il cittadino (e la democrazia) ed evitare nuovi totalitarismi è necessario estendere al mondo digitale i paradigmi della sicurezza. Questo richiede un serio impegno da parte degli Stati, ma anche la stretta collaborazione tra Istituzioni, Università e imprese. Una sfida impegnativa ma imprescindibile.

Nell’epoca pionieristica di Internet (e nei due decenni successivi) nelle Scienze Sociali ha prevalso una visione decisamente ottimistica se non utopica sul futuro tecnologico (A. Giddens, J. Nye, U.Beck, etc.). Nell’arco degli ultimi anni, tuttavia, la crescente consapevolezza dei rischi in materia di cyber security ha spinto numerosi scienziati sociali a rivedere drasticamente le proprie posizioni. Hanno inciso su questo ripensamento critico le minacce connesse alla Cyber Warfare, i conflitti digitali che si sono manifestati a livello internazionale (Estonia 2007, Georgia 2008, ecc.), nonché il dilagare dell’uso criminale di reti e tecnologie digitali a livello transnazionale.

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