In questi ultimi anni i cambiamenti climatici ci hanno esposti a sempre maggiori rischi derivanti da fenomeni meteorologi sempre più estremi e difficili da gestire, spesso poco prevedibili e improvvisi.

Nel corso degli ultimi 10 anni secondo i dati di Legambiente ci sono stati 261 Eventi climatici estremi che hanno causato ben 260 vittime. Nel 2022 i casi sono aumentati dal 181 a 310, segnando un 55% in più. Eventi che hanno causato 29 vittime. Gli eventi più ricorrenti sono stati quelli riguardo la siccità, le grandinate e le alluvioni.

E’ proprio in questo contesto che si colloca uno degli obiettivi già importante del PNRR, il piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha stanziato il 38% delle risorse per contrastare gli effetti del cambiamento climatico in corso. Molte di queste risorse sono destinate all’implementazione di soluzioni che possano monitorare e prevedere questi eventi avversi per gestirli meglio e contenere i danni sopratutto per quello che riguarda le vite umane.

Il ruolo dell’IOT (Internet of things) in questo caso è fondamentale perché abilita tutta una serie di soluzioni che permettono di ridurre l’impatto aziendale delle aziende e delle attività.

Sono diventati sempre più importante infatti i criteri ESG (Enviromental, Social e Governance) che definiscono una azienda e il suo valore non solo per dei parametri finanziari, ma soprattutto per il suo impatto ambientale e sociale e sulla trasparenza della propria organizzazione. È l’evoluzione delle 3 p degli anni 90 se vogliano (Pianeta, Persone e Profitti)

Le soluzioni abilitate dall’internet of things permettono infatti alle aziende di ottimizzare le risorse utilizzate e di aumentare  l’efficienza dei processi. Tutto questo ha l’effetto di diminuire spesso l’utilizzo di materie prime e di energie, limitando quindi l’emissione di CO2 nell’atmosfera.

Una soluzione pratica inoltre legata proprio al cambiamento climatico e che ha un ruolo attivo nella gestione degli eventi eventi climatici estremi, soprattutto legati alle alluvioni, è stata messa a punto da Waterview in collborazione con Eurotech,  che hanno ideato un metodo di videosorveglianza del territorio, abilitata dall’IOT e dall’AI (Intelligenza artificiale).

 

Obiettivo è quello di ridurre i danni derivanti dalle inondazioni e alluvioni con un sistema molto semplice: il circuito di telecamere di sorveglianza già esistente viene dotato di un sistema plug ’n play di intelligenza artificiale che è in grado di leggere le immagini e ricavarne dati fondamentali per lanciare allerte il prima possibile permettendo agli operatori di gestire ogni evento in modo tempestivo.

Non solo: i dati raccolti possono essere utilizzati per redigere delle strategie a lungo termine per il contrasto al cambiamento climatico sia ancora più efficace. Grazie quindi a questo sistema ogni telecamera ( non serve quindi che siano telecamere particolari con infrarossi o altre tecnologie a bordo) possano diventare praticamente dei sensori che possono tracciare e vedere diversi fenomeni.

Attualmente ci sono circa 3000 telecamere attive in diversi progetti e monitorano principalmente grandi infrastrutture come reti stradali e autostradali, reti di distribuzione di energia elettrica, ma anche siti industriali come zone di estrazione di materie prime o impianti di riciclaggio dei rifiuti.

Qui vediamo due esempi di funzionamento delle telecamere.

 

Questa soluzione ha dei vantaggi che non si esauriscono con la messa in sicurezza e il monitoraggio attivo del territorio e con la gestione tempestiva delle emergenza. Grazie alla raccolta dei dati e alla loro analisi permette ai soggetti che utilizzano questa tecnologia di studiare e mettere in pratica strategie a lungo termine che possano prevenire i danni di questi eventi atmosferici estremi. In questo modo si possono ottimizzare le risorse e limitare i danni economici Inoltre si utilizzano le telecamere esistenti, senza doverne installare di nuove, soddisfacendo quindi i criteri dell’economia circolare.

 

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