di Alessandro Bassi

Sono ormai anni che ci si aspetta un’esplosione dell’IoT. Le aspettative sono sia giuste che sbagliate: sbagliate, perché se pensiamo che sono passati più di 25 anni dallo sviluppo di TCP/IP ad un uso di queste tecnologie dal grande pubblico, l’IoT ha ancora almeno una decina d’anni prima di diventare mainstream; giuste, perché le tecnologie per una diffusione maggiore ci sono e sono abbastanza mature; business models basati sugli oggetti e su una società di servizi sono analizzati da anni (se non decenni), e Industry 4.0 sono concetti di 10 anni fa. Se da un lato e’ difficile prevedere con precisione quando ci sarà un’esplosione di queste tecnologie, dall’altro e’ piu facile vedere nel breve quali settori avranno uno sviluppo maggiore.

Senz’ombra di dubbio il piu grande macrotrend nel 2021 sarà il COVID. L’impatto che la pandemia ha avuto e avrà su praticamente tutti gli aspetti della nostra vita non può non riflettersi nello sviluppo delle tecnologie connesse. Quindi sicuramente avranno un’accelerazione i progetti relativi a tutto quello che è “remoto”, come i dispositivi legati alla telemedicina (monitoraggio di pazienti da remoto, per esempio) o applicazioni per il rispetto delle norme di distanziamento sociale nei luoghi pubblici, o anche per il telelavoro. Tutte le ricerche sull’argomento mostrano una decisa crescita di questo settore, in doppia se non in tripla cifra; e chiaramente tutti i tipi tecnologie legate agli oggetti connessi come sensoristica, trasmissione, attuatori, e batterie avranno una decisa crescita.

Telemedicina

In particolare a causa l’esperienza della Covid19 la telemedicina dovrà subire una forte accelerazione: durante le fasi più critiche della pandemia infatti i ricoveri ospedalieri nell’area per i pazienti non COVID sono stati interrotti nel tentativo di impedire la diffusione del contagio.

Ma questo ha causato un dilemma potenzialmente pericoloso ad esempio per la Fondazione IRCCS Carlo Besta Neurological Institute della regione, che ospita circa 6.000 visite ospedaliere e 44.000 visite ambulatoriali ogni anno. L’istituto ha dovuto  trovare una situazione rapida per garantire la cura del paziente, che hanno individuato nello sviluppo di televisori sincroni.

Prima della pandemia, l’istituto era già nella prima fase di sviluppo di opzioni di telemedicina, finanziate dal Ministero della Salute, e aveva discusso questioni relative a privacy, sicurezza, consenso, responsabilità e rapporto clinico. La Regione Lombardia aveva anche approvato i servizi di telemedicina per la neurologia infantile tramite Skype o strumenti simili.

Utilizzando un accordo commerciale esistente con la piattaforma di videoconferenza per la connessione sicura remota, l’Istituto ha integrato un flusso di lavoro strutturato e ha avviato un progetto pilota di due settimane presso le cliniche, prima di implementare il piano più ampiamente.

Tra il 10 marzo e il 10 giugno, il servizio ha fornito più di 1.540 servizi di telemedicina, di cui 694 visite neurologiche.

L’emergenza COVID-19 ha avuto due impatti principali sulla telemedicina in Italia, secondo Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio sull’innovazione digitale in sanità.

1 – La telemedicina non era stata formalmente riconosciuta in Italia prima della pandemia e la mancanza di regolamentazione relativa alle tariffe e al contesto delle applicazioni era uno dei principali ostacoli alla realizzazione dei progetti.

2 – Un’altra tendenza principale è stata un cambiamento nella percezione dei medici degli strumenti digitali. La ricerca dell’Osservatorio ha rilevato che il 75% dei medici credeva che la telemedicina avesse un ruolo determinante durante l’emergenza COVID e più del 50% credeva che potesse aumentare i processi e l’efficienza delle cure.

Prima di COVID era percezione comune che la telemedicina fosse una cosa in più da avere – ora è qualcosa di più. Ora non si può immaginare un servizio sanitario senza

CYBERSECURITY

Un altro trend importante di questo nuovo anno sarà la cybersecurity. Il numero degli attacchi dall’inizio della pandemia e’ aumentato di più del 400%, secondo svariate fonti autorevoli – compreso l’FBI. L’IoT, aumentando le possibilità di attacchi a causa della moltiplicazione dei device (e quindi delle superfici di attacco) e delle limitate capacità di difesa degli oggetti connessi, ha già una nomea assai negativa per quanto riguarda questo aspetto; inoltre, il fatto che gli oggetti connessi siano utilizzati sempre più da attori commerciali spingerà ulteriormente lo sviluppo di tecnologie e procedure per aumentare la sicurezza.

La pandemia di Coronavirus ha creato nuove sfide per le imprese che si adattano a un modello operativo in cui lavorare da casa è diventata la “nuova normalità”. Le aziende stanno accelerando la loro trasformazione digitale e la sicurezza informatica è ora una delle principali preoccupazioni. Le implicazioni reputazionali, operative, legali e di conformità potrebbero essere considerevoli se si trascurano i rischi per la cybersecurity.

Ad esempio nel giugno 2020 Swissinfo.ch ha riportato i dati del NCSC (National Cyber ​​Security Center) che mostrano che sono stati segnalati 350 casi di attacchi informatici rispetto ad una norma di 100-150.

Un altro esempio di criminali che sfruttano le debolezze della sicurezza informatica nel lavoro a distanza è stata la serie di attacchi informatici ai servizi di videoconferenza. Tra febbraio 2020 e maggio 2020 più di mezzo milione di persone sono state colpite da violazioni in cui i dati personali degli utenti dei servizi di videoconferenza (ad esempio, nome, password, indirizzi e-mail) sono stati rubati e venduti sul dark web. Per eseguire questo attacco, alcuni hacker hanno utilizzato uno strumento chiamato “OpenBullet”.

Uno dei motivi del picco degli attacchi informatici potrebbe essere dovuto al fatto che alcune piccole e medie imprese adottano un approccio BYOD (Bring Your Own Device) (in contrasto con un approccio COPE (Corporate Owned Personally Enabled) ), il che significa che i dipendenti possono utilizzare i propri dispositivi personali (telefoni, tablet o laptop) per accedere alle informazioni aziendali. Un ambiente di lavoro domestico non dispone di sofisticate misure aziendali di prevenzione e rilevamento. Inoltre, le reti Wi-Fi domestiche sono molto più facili da attaccare.

Prima della pandemia, circa il 20% degli attacchi informatici utilizzava malware o metodi sconosciuti. Ora la percentuale è aumentata fino al 35%. Alcuni dei nuovi attacchi utilizzano il machine Learning che si adatta al suo ambiente e rimane nascosto.

Questa cambio di strategia degli attacchi informatici richiede nuovi un salto di qualità anche delle difese per far fronte alla minaccia come l’utilizzo di tecniche legate a UEBA (User and Entity Behavior Analytics), analizzando il normale comportamento degli utenti e rilevando i casi in cui si verificano deviazioni anomale dai normali comportamenti.

In campo più strettamente tecnologico, l’avvento del 5G permetterà lo sviluppo di servizi che fanno uso della banda larghissima e della latenza bassissima: anche se magari le self-driving cars non saranno sul mercato per la fine dell’anno, sicuramente ci saranno delle evoluzioni importanti. I piani per il deployment del 5G sono pluri-annuali, e sono iniziati un paio d’anni fa. Il 2021 rappresenta in molti casi un momento topico, nel quale il numero di devices connessi e la rete iniziano ad avere una notevole rilevanza per servizi e applicazioni.